Nel ’94 ero quello in bianco e nero, il 28 Maggio del 2020 ho ritrovato l’essere sapientemente maturato alla sua sinistra.
Anche il CSC col tempo è diventato grande, rimanendo fedele a se stesso, cambiano le forme ma non lo spirito e la matrice anticonformista che lo contraddistinguono.
Il CSC nei tardi anni ‘90 era il luogo che dava spazio a band di nicchia, ai talenti inutili nati per perdere.
Chi come noi “i melt” aveva brani propri da proporre non trovava grandi spazi in locali indaffarati più a fare il pienone sulle note di vasco rossi e ligabue che a creare una proposta musicale.
Corrado ci illuminò la via della tenebrosa strada dell’underground una tiepida sera autunnale stordendoci di dritte, quote e strategie da applicare per sopravvivere al continuo compromesso che l’evanescenza della freschezza artistica tende a dissipare.
Non ricordo tutte le volte ho calcato il palco del CSC né in quali forme. Sono stato Gian de i Melt, Joey de Luca dei City Pornstars, Gianluca Dal Bianco dei Diplomatics, il Gian sotto il palco che si friggeva le orecchie ascoltando musica a volumi improponibili.
Il CSC c’era e deve rimanere un baluardo di cultura musicale tra le fabbriche e il veleno del nord est.
Siamo gente ottusa che in settimana si spacca di lavoro e che il venerdì sera vuole ascoltare musica che non sia condivisibile con la maggioranza degli italiani, che sono un popolo di ingestiti con un palato musicale da paese del terzo mondo.
Essere underground è bellissimo, è l’ultima forma d’arte rimasta dove si respira libertà dell’essere liberi, almeno nell’esprimersi.
Supportiamo il CSC, non consegniamolo alla storia
https://www.centrostabile.it/dona-ora/
È il nostro presente che conta, è lì che le pagine sono ancora bianche e tutte da scrivere.
Gianluca Dal Bianco art & music 